
La Madonna di Sovereto, il ritrovamento dell’Icona, la leggenda
Alcune date sono impresse nella memoria dei terlizzesi, il 23 aprile è una di queste.
Se noi tutti conosciamo parte della nostra storia, nella quale rientrano anche le pagine dedicate alla Madonna di Sovereto, lo dobbiamo all’opera dello storico, nonché prelato terlizzese, Mons. Gaetano Valente. Prezioso il suo volume “La Madonna di Sovereto e il Carro Trionfale”, dal quale abbiamo attinto notizie.
La nostra festa è fortemente ancorata alla “Pietas Mariana”, ovvero al culto di devozione verso le icone di ascendenza bizantina. La nostra protettrice è venerata col titolo di Madonna di Sovereto in quanto l’icona fu rinvenuta in “loco suber”, in quel tempo un bosco di querce da sughero a cui fu attribuito il toponimo “Suberitum”.
In base alla tradizione orale raccolta in antichi verbali di visite pastorali e alla tradizione storiografica locale, l’epoca del ritrovamento è compresa tra l’anno mille e la prima metà del dodicesimo secolo.
Va considerata la fitta e documentata presenza in Puglia dei monaci greci o di loro seguaci tra il decimo e l’undicesimo secolo: essi diffusero una propria prerogativa artistico-architettonica-pittorica, lasciandoci un ricco e prezioso patrimonio culturale e cultuale. Per tale motivo, il ritrovamento dell’Icona oscilla tra la fine dell’undicesimo secolo, coincidente con la completa cessazione del dominio bizantino nell’Italia meridionale, e l’anno 1175 in cui per la prima volta si certifica la presenza di un’ecclesia Mariae di Suberito, eretta nel bosco di Sovereto dove venne rinvenuta la Sacra Icona.
L’immagine dipinta su una tavola di legno, verosimilmente, potrebbe risalire a qualche monaco eremita stabilitosi nella grotticella del Sovero per condurre una vita ascetica in solitudine e in preghiera e potrebbe essere stata realizzata con le sue mani oppure commissionata ad un’artista locale.
Le caratteristiche originali dell’Icona della Madonna di Sovereto hanno subito delle modifiche a causa di ridimensionamenti di 7- 8 cm e di una ridipintitura imperfetta. Tuttavia, recentemente, grazie ad un esame radiografico realizzato dalla Soprintendenza di Bari, è stato possibile ricavare i tratti distintivi propri del dipinto originale. La natura del legno è ciliegio, le dimensioni attuali: altezza: 45 cm; larghezza: 36,5 cm.
Mons. Gaetano Valente nei suoi studi va alla ricerca delle motivazioni che hanno portato a scegliere la data del 23 Aprile per i festeggiamenti in onore della Madonna di Sovereto. Andando a ritroso nel tempo, l’unica celebrazione festiva tipicamente popolare di quel tempo era la Sagra del 23 Aprile. Con il trasferimento dell’Icona di Sovereto, affidata al Capitolo della Collegiata da parte del primo commendatario a particolari condizioni, si introdusse l’elemento religioso. La Festa del 23 Aprile trae la sua origine dall’abbinamento di due manifestazioni, l’una profana della già esistente: la Fiera di San Marco e l’altra religiosa: il trasferimento della Sacra Icona a Sovereto. Tramandata per secoli, la sagra acquisì un carattere memorativo.
Il ritrovamento dell’Icona nella Leggenda
L’animo forte e coraggioso di un umile pastorello, innamorato del suo lavoro e della sua terra, ci portano a rivivere il ritrovamento dell’icona di Maria S.S. di Sovereto nel fitto e rigoglioso bosco del Sovero.
Quel giorno quieto non iniziò molto bene per il pastorello. Si era perduta, infatti, una delle sue pecorelle. Di certo, non una delle tante, dato che l’umile lavoratore attribuiva ad ognuna di loro un valore e un posto speciale dentro il suo cuore. Pertanto, con fermezza e determinazione, andò alla ricerca della pecorella smarrita con l’intento di ritrovarla. Si addentrò, pertanto, nella fitta vegetazione. Mentre aiutava il povero animale a districarsi, notò all’improvviso una piccola e graziosa grotta. Ancora una volta fu la presenza di un elemento religioso nobile e fondamentale, quale la luce, a guidarlo negli anfratti di quel luogo così misterioso. Quando il pastore vi entrò, la meraviglia prese il sopravvento e il cuore si riempì di gioia e felicità: lì, davanti a sé, una fiammella illuminava un’icona meravigliosa: la Madonna di Sovereto. È così che la leggenda si tramandò di generazione in generazione fino ad arrivare ai giorni nostri.
Pierluca Prudente